Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Il mito del “sì”a oltranza
Al di là delle moderne apparenze di libertà, se non di trasgressione, viviamo immersi in una cultura ed educazione fondate sul mito del sì, cioè sul mito dell’obbligo. Chi è buono e bravo nell’immaginario di chiunque se non chi dice sempre di sì?
Eppure la libertà è poter scegliere tra sì e no e la libertà di coscienza è saperlo fare. Si dovrebbe, dunque, passare dal mito del sì a oltranza, che si dice per sproporzionato bisogno di riconoscimento, cioè per debolezza, al valore del saper dire sì quando va bene sì e saper dire no quando va bene no.
Per formare questa competenza in noi e nelle generazioni future ci vuole un percorso che incroci il sapersi ascoltare col sapersi confrontare con la realtà, senza il primo hai il soldatino che obbedisce fino al giorno della diserzione, senza il secondo hai il terrapiattista che se la racconta sennò va in ansia. La realtà è che quando diciamo sì a qualcosa stiamo già dicendo no a qualcos’altro.
Dire sì a un acquisto impulsivo significa dire no, o non adesso, alla possibilità di acquistare in seguito qualcosa di maggiormente significativo per noi.
E, soprattutto, quando acquistiamo qualcosa, abbiamo deciso di scambiare un piccolo o grande pezzo della nostra vita, il tempo di lavoro necessario a raggiungere la quota d’acquisto, con quella cosa.
Esattamente così col tempo: quando passiamo il nostro tempo in un certo modo, per esempio scrollando lo smartphone non intenzionalmente, decidiamo inconsapevolmente di non passarlo in un altro modo.
Potevamo dormire, riposare, meditare, leggere, fare, incontrare, ascoltare, parlare, amare, giocare e, invece, ... questa lasciata è persa.
Potevamo dedicarci a una persona cara o a una relazione importante, e invece abbiamo detto di sì a qualcos’altro o qualcun altro. Saper dire di no è, quindi, una capacità fondamentale per farsi rispettare tanto nella vita privata quanto in quella professionale. Ci sono persone che si sentono addirittura ferite perché altre seguono nella propria vita la propria coscienza e non le loro aspettative: con queste l’essere educati è una classica e pia auto-illusione. Gli svantaggi dei falsi sì, quelli estorti più spesso con manipolazione, li conosciamo bene: non si è autentici con se stessi e con gli altri; si dedicano tempo, energie e soldi a fare cose che non si vuole fare; si prova rabbia verso sé e chi stiamo cercando di accontentare; si diventa bersagli poco stimati e sfruttati anche da altri; ci si assume responsabilità altrui, magari in danno alle nostre. Piuttosto di un sì tirato, meglio un no educato tipo “grazie per la proposta + no + motivo che esplicito”, solo se l’interlocutore è in grado di rispettarlo. Oppure “comprendo i tuoi motivi + no + eventuale controproposta”, se fattibile.
Ancor più concretamente, se ti accorgi che non riesci a dire di no, prendi tempo.
Dopo che hai preso tempo, puoi aiutarti a dire no scrivendo un messaggio per questioni di piccola entità o una mail per quelle più importanti.
E se ci ricaschi, a dire sì, tutti abbiamo diritto a riprovarci.