La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Meic: partecipato incontro sull’intelligenza artificiale e intrecci con la vita umana
Con l’ultimo appuntamento di venerdì 8 novembre, volge al termine la rassegna sull’Intelligenza artificiale promossa dal Meic di Treviso. Grande presenza di pubblico interessato ha avuto la serata di giovedì 24 ottobre con la presenza del filosofo prof. Luca Grion dell’Università di Udine, in dialogo con il teologo don Stefano Didonè, docente di Teologia fondamentale allo Studio teologico interdiocesano Giuseppe Toniolo.
La riflessione antropologica ci ha consentito di comprendere come gli strumenti tecnologici intervengono nella nostra vita con intrecci sempre più complessi e non del tutto facili da riconoscere e addirittura intervengono nella stessa identità di esseri umani. E’ possibile una convivenza con l’Ia?
E proprio su questi intrecci tra Ia e vita umana, don Didonè ha proposto al prof. Grion il primo spunto di riflessione. La vita delle nostre città e, quindi, di noi abitanti sembra ritrovarsi unita dal linguaggio, ma non da un linguaggio umano con il quale gli uomini si intendono, superando le divisioni e le incomprensioni delle lingue diverse, come narrato dal mito della torre di Babele, realizzando una sorta di nuova Pentecoste, ma dal linguaggio digitale. Stiamo passando dall’era dell’ambiente antropizzato all’era dell’ambiente digitalizzato: il che significa che sono le città, il nostro vivere, i sistemi produttivi a essere organizzati per essere più adatti alla funzionalità delle macchine e non il contrario. In questo modo stiamo costruendo una città più favorevole alla vita di noi umani o stiamo noi diventando sempre più dipendenti dalle macchine?
Il prof. Grion ci ha invitati a prendere atto di un fatto: il digitale sta modificando il nostro rapporto con la realtà, incide profondamente nel nostro modo di stare al mondo e chiede a noi di diventare dialettici con la questione, cioè capaci di comprenderne gli aspetti problematici, riconoscendo però anche quanto gli sviluppi tecnologici che definiamo di Intelligenza artificiale portino benefici, vantaggi sulla nostra vita. Nessuna opposizione radicale, che sarebbe del resto impossibile, ma ci è chiesta molta attenzione perché i rischi per l’umano ci sono.
Bastano pochi esempi. Nei settori produttivi, nelle fabbriche, in agricoltura, il digitale riduce la fatica, molti lavori sono resi meno pesanti, ma in alcuni settori produttivi e anche della commercializzazione, l’interazione uomo macchina porta quasi a vedere l’uomo come intralcio alle macchine.
Molte innovazioni tecnologiche mirano a diminuire gli incidenti stradali e si chiede molto su questo versante alla tecnologia, ma non sono pochi gli interrogativi etici suscitati dalle auto a guida autonoma che parrebbero le più sicure. La tecnologia sembra capace di realizzare più facilmente auto a guida autonoma piuttosto che auto a guida ibrida tra uomo e digitale.
Noi chiediamo alla tecnologia la sicurezza personale, e molti strumenti di geolocalizzazione, ad esempio, rendono possibile raggiungere immediatamente una persona che chiede aiuto, oppure rende possibile il controllo di persone potenzialmente pericolose... Ma questi dispositivi possono mettere a rischio la nostra libertà. Un sistema politico mediante questi strumenti potrebbe tenere sotto controllo tutte le forme del dissenso politico, mentre un sistema economico può intervenire sulle nostre scelte degli acquisti.
Molti genitori hanno la sensazione di avere maggiormente sotto controllo i figli con gli strumenti tecnologici, con il risultato che da un lato si rischia di tenere i figli al guinzaglio, non lasciamo a loro di fare esperienze di autonomia, e dall’altro credendo di raggiungere mediante questo controllo maggiore serenità nei loro confronti, in realtà facciamo solo crescere la nostra ansia.
Inoltre, le tecnologie digitali sono energivore, consumano molta energia, acqua, suolo.
Una regolazione dell’Ia
L’Unione europea mantiene un approccio prudente di fronte agli sviluppi dell’Intelligenza artificiale mettendone in evidenza i rischi, oltre che le enormi opportunità. Il documento europeo “Ai act”, adottato a marzo, definisce 4 livelli di rischi: minimo, limitato, alto, inaccettabile.
Ma qual è il rischio limitato, accettabile? Non è facile raggiungere un accordo su questo punto. Ma è ancora più difficile convenire su un comune sentire etico di “bene comune”. La strada che è stata intrapresa dall’Unione europea nei suoi documenti è quella di trovare consenso sui rischi che non siamo disposti ad accettare nell’utilizzo degli strumenti dell’Ia, anche di fronte ai vantaggi offerti. Secondo il prof. Grion è questo l’approccio che viene seguito anche in bioetica, dove si devono prendere delle decisioni in situazioni che ci sono di fatto e sulle quali non si può non agire, cercando di individuare ciò che in una data situazione si prospetta come il meglio per la persona e il maggiore male da evitare. Ad esempio, potremmo non volere che qualcuno possa “spiarci” continuamente e sapere tutto di noi in tempo reale.
Questo approccio scelto dall’Ue ha trovato ampio consenso anche al di fuori dell’Europa, in quanto più che codificare norme indica una linea da seguire. Il mercato europeo è molto appetibile per le nuove tecnologie, essendo uno dei più redditizi, ma queste per essere commercializzate in Europa devono rispettare le linee di condotta europee.
Dall’etica all’antropologia
Infine, la riflessione è stata portata sul nostro essere persone umane al tempo dell’Ia. Si parla di Transumanismo e Post umanismo, si parla cioè di scenari nei quali sembra ne vada dell’umano stesso.
I maggiori rischi attuali per il nostro essere umani sembrano provenire dall’ibridazione e cioè dalla creazione di simulatori di esperienze umane, ad esempio la creazione di bambole che possono interagire con persone anziane per creare senso di appagamento e quindi di serenità e tranquillità (robotica sociale). Qui si pone un problema antropologico: avere una relazione che simula la relazione umana in modo tale da essere confusa è una risposta accettabile per l’umano? L’essere umano ha bisogno di riconoscimento, questo bisogno può essere sostituito dal “riconoscimento” da parte di un robot?
Don Stimamiglio sarà il relatore dell’ultimo incontro
Venerdì 8 novembre, nel salone del teatro di casa Toniolo a Treviso, con inizio alle ore 20.30, ultimo appuntamento promosso dal Meic, Movimento ecclesiale di impegno culturale, in collaborazione con Libreria Paoline, sul tema dell’Intelligenza artificiale: conoscerla, comprenderla, indagarne gli intrecci con la vita.
In particolare si parlerà di “Intelligenza artificiale e giornalismo” con il direttore del settimanale Famiglia Cristiana, don Stefano Stimamiglio.
Alla serata parteciperà anche il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi.