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Dieci giorni nel deserto del Neghev in Terra Santa

La testimonianza dei 21 giovani che hanno trascorso 10 giorni nel deserto del Neghev, dove ha vissuto il popolo eletto, ma anche a Gerusalemme, sulle orme di Gesù  e della sua Passione, Morte e Risurrezione

Esperienza indimenticabile. Ci sembra questa l’espressione più adatta a trasmettere le emozioni di noi 21 giovani al ritorno dal pellegrinaggio di 10 giorni nel deserto del Neghev in Terra Santa, dal 6 al 15 aprile. L’idea è venuta più di un anno fa ai responsabili della Pastorale giovanile della Diocesi, in particolare al direttore don Andrea Guidone, in seguito al pellegrinaggio nei luoghi santi più “classici”, che si è svolto nel gennaio 2014. Il desiderio emerso da alcuni partecipanti di allora, era quello di poter vivere un’esperienza che fosse complementare a quella appena vissuta ma allo stesso tempo più personale e intima. Così siamo partiti, pieni di gioia e di aspettative. La nostra guida in quei giorni è stato Luca Bombelli, un giovane genovese, che ha saputo non soltanto raccontarci i luoghi e la storia, ma è riuscito a farci vivere davvero in modo profondo e coinvolgente  alcune splendide pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ci siamo lasciati così interrogare dalla Parola di Dio, che nel deserto ha parlato ad ognuno in modo diverso, così come fece con i Patriarchi.
Abbiamo visitato luoghi di una bellezza selvaggia, antica. Il deserto, soprattutto in questa stagione, sa donare colori, fiori e profumi del tutto inattesi. Abbiamo faticato camminando sotto il sole o con il temporale, di giorno e di notte, senza le comodità cui siamo abituati e questo ci ha fatto riflettere sui lunghi anni trascorsi dal Popolo eletto in queste terre a volte così inospitali.
Questo il nostro itinerario: dall’aeroporto di Tel Aviv ci siamo spostati subito nel deserto per arrivare nei pressi di Beer Sheva; da lì abbiamo proseguito verso sud e visitato le rovine della città di Avdat. Abbiamo camminato a lungo nel cratere (Maktesh) Ramon, poi ancora a sud verso il Red Canyon e la città di Eilat sul Mar Rosso. Di lì siamo risaliti verso il Mar Morto e quindi il Monte Sodoma. Siamo stati alla fortezza di Masada e abbiamo camminato nell’oasi di En Gedi. Proseguendo, eccoci a Betlemme, dove abbiamo pregato alla Basilica della Natività, per giungere poi a Gerico. Di qui siamo ripartiti a piedi verso Gerusalemme, percorrendo il wadi Kelt.
Gli ultimi tre giorni li abbiamo trascorsi nella Città Santa, ripercorrendo l’ultima settimana di vita di Gesù, dal suo ingresso trionfale in città, fino alla sua Passione, Morte e Risurrezione. Vogliamo portare ad esempio tre esperienze qui vissute, fra quelle più coinvolgenti. Abbiamo percorso il tunnel di Ezechia, costruito nel 700 a.C. come fonte di approvvigionamento idrico per la città in caso di assedio. E’ un cunicolo completamente buio e angusto, lungo oltre cinquecento metri, che abbiamo percorso in silenzio, con l’acqua che arrivava al ginocchio. Un vero atto di abbandono; quasi un’immagine del Battesimo come morte cui segue dopo più di mezz’ora di cammino incerto, il ritorno alla luce, alla vita. Ognuno di noi ha potuto vivere le emozioni più diverse. Lo stesso si può dire per la notte di veglia trascorsa al Getsemani. Abbiamo meditato la passione, adorato il Santissimo Sacramento e sì, anche dormito, come fecero i tre apostoli mentre il Signore era in agonia. Infine, abbiamo avuto il grande dono di celebrare l’Eucarestia all’interno del Santo Sepolcro, proprio nel luogo della nostra Redenzione! In quei pochi metri quadrati abbiamo vissuto uno dei momenti più intensi della nostra vita.
Una delle realtà più arricchenti dell’esperienza è stata il gruppo che si è formato fra noi, giorno dopo giorno. Molti non si conoscevano e ci si è da subito trovati a condividere ogni cosa, contribuendo ognuno alle varie necessità: preparare i pasti, fare le pulizie, animare le celebrazioni e i momenti di preghiera, che ci hanno aiutato a creare una vera comunità di amici in cammino, imparando a conoscerci e rispettarci. 

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