Come sempre, per l’occasione, la “Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia...
Padri di famiglia, giusti fra le nazioni
Bartali, personaggio noto per le sue vittorie ciclistiche, mise in salvo “quasi 800 ebrei”. Odoardo Focherini il 15 giugno 2013 è stato beatificato.
L’aggiornamento che l’Ufficio Scuola della nostra Diocesi organizza per i docenti, in vista della “Giornata della memoria”, è un’occasione per accostarsi a personaggi sempre nuovi, che possono poi essere fatti conoscere agli studenti attraverso proposte didattiche mirate.
Quest’anno l’attenzione si è rivolta su Gino Bartali e Odoardo Focherini che hanno ricevuto nel 2013 dei riconoscimenti significativi.
Si tratta di due padri di famiglia dal diverso temperamento, ma con una scelta che li accomuna: mettere a repentaglio la propria vita per salvare quanti più ebrei possibile.
Bartali, personaggio noto al pubblico per le sue vittorie ciclistiche, è stato proposto perché dal 23 settembre scorso è annoverato a Gerusalemme come Giusto fra le Nazioni. Ginettaccio non pubblicizzò mai quello che fece per mettere in salvo “quasi 800 ebrei”. Ci pensarono i figli, dopo la sua morte, a far conoscere i fatti accaduti tra il 1943 e il 1944. In quegli anni, sospese le gare ciclistiche a causa della guerra, Gino vede la sua carriera interrompersi. Si rende disponibile a collaborare nella rete clandestina organizzata dall’arcivescovo e dal rabbino di Firenze: porterà documenti falsi necessari agli ebrei rifugiati presso il convento delle Clarisse di San Quirico ad Assisi. Un campione di ciclismo che si tiene in allenamento non avrebbe dato nell’occhio… e così Bartali inizia questa staffetta, celando i documenti nella canna della sua bicicletta. Andrà avanti per quasi un anno, rischiando in prima persona perché comunque più volte viene fermato dalla polizia. Ricercato da questa, deve rifugiarsi presso amici a Città di Castello. Colpisce il fatto che non si sia mai vantato di quello che nobilmente e coraggiosamente fece: coerentemente mise in pratica il passo del Vangelo: “Non sappia la tua mano destra ciò che fa la sinistra”.
Il secondo personaggio è stato presentato, non solo per la statura morale e l’impegno nell’associazionismo cattolico, ma anche perché, proprio pochi mesi fa, il 15 giugno 2013, è stato beatificato.
Odoardo Focherini nasce a Carpi il 6 giugno 1907. Ricopre numerosi incarichi, tra i quali la presidenza diocesana di Azione cattolica, invisa dal regime politico di allora, ma che egli riesce a mantenere attiva, resistendo alle pressioni per la sua chiusura. E’ segretario del primo congresso eucaristico, giornalista, nel 1939, direttore amministrativo dell’Avvenire d’Italia. La sua felice vita coniugale è allietata dalla nascita di sette figli e con la moglie Maria Marchesi formerà una coppia unita, solida, che saprà affrontare, animati dalla fede in Cristo, gioie e dolori.
La sua esistenza ha una svolta quando due coniugi ebrei gli chiedono di essere aiutati per fuggire dall’Italia. Non solo Focherini lo fa, ma da quel momento (1943) non si interrompe più la sua azione clandestina per far fuggire in Svizzera coloro che a lui si rivolgevano. Salverà circa 105 ebrei e avrebbe proseguito, se non fosse stato arrestato l’11 marzo 1944. Incarcerato a Bologna, non farà mai più ritorno a casa e il suo calvario avrà molte tappe in diversi campi di concentramento: Fossoli, Gries (Bolzano), Flossenburg, Hersbruck. A nulla valsero gli innumerevoli tentavi da parte di politici e religiosi per ottenerne la scarcerazione, tant’è che Focherini dirà e scriverà che prove contro di lui non ce n’erano, ma che da subito forte si dimostrò l’ostilità per il suo essere cattolico coerente, per la linea editoriale dell’Avvenire contraria alle leggi razziali e all’entrata in guerra dell’Italia. La sua testimonianza di cristiano è totale: testimoni sopravvissuti ai campi di concentramento racconteranno che recitava il Rosario e leggeva il Vangelo, seguito da molti internati. La giovialità e il sorriso, che erano il tratto distintivo della sua personalità, anche in questi luoghi terribili, non vennero mai meno in Odoardo, anzi dei prigionieri testimoniarono quanta paternità sapeva dare, soprattutto ai giovani presenti nei campi di concentramento.
Morì il 27 dicembre 1944, per setticemia, a Hersbruck e il suo corpo venne bruciato. La moglie seppe della sua fine solo a guerra conclusa.
Focherini fu uno dei primi italiani a essere dichiarato da Yad Vashem “Giusto fra le Nazioni” (1969). L’analisi approfondita delle 166 lettere che spedì dai luoghi di prigionia è stata fondamentale per il processo di beatificazione. In esse Focherini rassicura i familiari, conforta gli amici; verso la moglie ha innumerevoli parole d’amore, ai figli infonde coraggio. Il 15 giugno 2013 Odoardo è stato dichiarato “Beato”. La Chiesa lo considera martire perché, a motivo della sua fede vissuta fino in fondo, è stato perseguitato e ha trovato la morte “in odium fidei”.
Ogni anno gli insegnanti, in occasione della Giornata della Memoria, affrontano con gli studenti questi argomenti. Raccontare con equilibrio un momento così buio e drammatico della storia dell’umanità non è facile. Penso allora che il pensiero che deve sostenere i docenti in questo impegno stia nelle parole di Lampronti, un amico di Focherini, il quale scrive: “Odoardo era un uomo come noi, con le nostre stesse esperienze, ma con in più una fede adamantina, una ricchezza spirituale ridondante. Un uomo che al nostro affanno … ha saputo offrire un sorriso di consolazione, di distensione come quello che ha illuminato sempre il suo volto.
Ho incontrato Odoardo nel 1943, quando cercavo salvezza per mio figlio, per i miei, per me. Ricordo che egli mi disse: “Ho sette figli e di fronte alla mia coscienza sarei a posto anche se pensassi solo a proteggere loro, ma non posso fare a meno di aiutarvi”. Nella solitudine in cui la ferocia nazifascista lasciò mio figlio e me, il ricordo del sacrificio di Odoardo Focherini mi aiuta a credere che esistono ancora quei valori umani di cui, dopo tante atrocità si sarebbe portati a dubitare”.