lunedì, 18 novembre 2024
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Maltempo in Veneto, Legambiente chiede azioni concrete e sostenibili

Secondo l’associazione, “è necessario agire ora con responsabilità, evitando di guardare il dito anziché la luna: per mitigare gli effetti di questi eventi estremi e costruire un territorio più resiliente, è fondamentale non soffermarsi su questioni di contorno come il ruolo di nutrie e fauna selvatica o disquisire sulla necessità di assicurazioni per i danni da calamità obbligatorie o volontarie”

Le recenti alluvioni e piogge eccezionali che hanno colpito il Veneto hanno evidenziato la fragilità del nostro territorio di fronte a eventi climatici estremi sempre più frequenti e intensi. I danni subiti da ambiente e infrastrutture sono ingenti e richiedono un impegno congiunto di istituzioni, imprese e cittadini per affrontare questa emergenza e costruire un presente più sicuro.

“Gli impatti degli eventi estremi registrati in questi giorni sono devastanti e restituiscono la fotografia di un territorio tanto delicato quanto in affanno, evidenziando un degrado ambientale tra erosione del suolo e rotture arginali che provoca perdita di biodiversità e danneggiamento degli ecosistemi, fino al possibile inquinamento delle falde acquifere”, sostiene in una nota Legambiente del Veneto. A queste condizioni vanno poi aggiunti i danni alle infrastrutture che portano conseguenti disagi per la popolazione e rallentamento delle attività economiche. Tutti elementi che ci espongono ulteriormente al rischio idrogeologico che comporta aumento del pericolo di frane e smottamenti e relativi potenziali pericoli per la sicurezza delle persone.

Secondo Legambiente “è necessario agire ora con responsabilità, evitando di guardare il dito anziché la luna: per mitigare gli effetti di questi eventi estremi e costruire un territorio più resiliente, è fondamentale non soffermarsi su questioni di contorno come il ruolo di nutrie e fauna selvatica o disquisire sulla necessità di assicurazioni per i danni da calamità obbligatorie o volontarie. Occorre piuttosto mettere a fuoco le cause degli effetti della crisi climatica per attuare una serie di misure urgenti di adattamento e di lungo periodo quali investimenti in infrastrutture verdi per velocizzare la realizzazione di sistemi di drenaggio sostenibili; la creazione di aree verdi urbane; la rinaturazione dei corsi d’acqua e la riforestazione delle zone collinari; l’adeguamento della rete fognaria per favorire l’assorbimento delle acque piovane; la realizzazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili per fermare il consumo delle fonti fossili responsabili della crisi climatica. La necessità è quella di agire rapidamente nella prevenzione (e non con procedure di emergenza a valle di ogni singolo evento) se vogliamo evitare ulteriori danni e proteggere le future generazioni. Questa urgenza è ben evidenziata dall’aumento drammatico del numero di eventi estremi registrati in Veneto dall’ osservatorio città clima di Legambiente: nel 2015 se ne registrarono 4 su tutto il territorio regionale; 18 furono gli eventi estremi nel 2020 mentre nel 2024 gli eventi estremi conteggiati da Legambiente, comprendendo quelli degli ultimi giorni, sono già arrivati a quota 37. E l’anno non è ancora finito. Praticamente un evento estremo con gravi conseguenze ogni 10 giorni”.

Ancora più urgente risulta quindi essere “un’inversione di rotta nella Pianificazione territoriale verso modelli sostenibili: mentre Regione Veneto fa lo sgambetto alle rinnovabili con la LR17/2022 e continua a non voler rivedere normative inadeguate come la LR14/2017, che ha spalancato le porte alla deregolamentazione in materia di consumo di suolo, la promozione di un modello di sviluppo edilizio e infrastrutturale che tenga conto del rischio idrogeologico e che valorizzi le risorse naturali rispondendo alle esigenze di mitigazione ed adattamento alla crisi climatica, resta ferma al palo. Legambiente lancia per questo un appello a istituzioni e imprese: Invitiamo le istituzioni a stanziare più fondi per l’adeguamento di infrastrutture e sottoservizi delle città e la messa in sicurezza del territorio in particolare delle aree limitrofe ai corsi d’acqua su cui va ridotta la pressione antropica, anche delocalizzando attività produttive ed insediamenti impropri”.

Inoltre, Legambiente chiede un impegno concreto a promuovere politiche di prevenzione e di sviluppo delle rinnovabili che favoriscano la collaborazione tra i diversi attori coinvolti, poiché cittadini e imprese sono sempre chiamati a fare la loro parte con investimenti in tecnologie e processi produttivi più sostenibili o con l’adozione di misure di adattamento in abitazioni e stabilimenti produttivi, ma serve una politica di pianificazione e di stanziamento di risorse pubbliche per la prevenzione che sia adeguata alla serietà della situazione.

“Sentire il Governo ipotizzare l’obbligo di assicurarsi conto le calamità come unica soluzione - dichiara il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro - lavandosi le mani rispetto alle difficoltà di cittadini e imprese, o peggio ancora ascoltare Regione Veneto puntare il dito contro la fauna selvatica quale unica responsabile di alluvioni e smottamenti, non è serio e nemmeno di buon auspicio. Gli eventi estremi ci indicano che è urgente agire per mitigare ed adattarsi al cambiamento climatico: concentrarsi su caccia alle nutrie e assicurazioni obbligatorie a carico della popolazione è come guardare il dito di chi indica la luna.”

“Solo attraverso un impegno congiunto ed una assunzione di responsabilità collettiva che deve partire dalle Istituzioni - conclude Lazzaro - potremo rendere il Veneto un territorio più sicuro e resiliente di fronte ai cambiamenti climatici inesorabilmente in atto”.

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