sabato, 07 settembre 2024
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La scuola che vorrei: più sport e innovazione anche d’estate

Marco Bussetti, a un anno dalla nomina a direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale veneto, parla dei temi che gli stanno a cuore: forti legami con il territorio, diritti di cittadinanza, necessità del dimensionamento degli istituti e dell’efficientamento delle risorse

Forti legami con il territorio e le comunità, diritti di cittadinanza, la necessità del dimensionamento degli istituti e dell’efficientamento delle risorse, più sport e innovazione, scuole aperte d’estate, progettualità attente alla persona e al singolo individuo. Di questi e altri temi abbiamo discusso con Marco Bussetti, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per il Veneto (Usr, l’ufficio periferico del Ministero dell’Istruzione e del Merito, che a sua volta è articolato in più ambiti territoriali.

Direttore, a un anno dalla sua nomina, come valuta lo stato di salute della scuola veneta?

Posso affermare che gode di uno stato di salute più che buono. In questo primo anno di incarico, ho voluto visitare personalmente tutti gli Uat, ossia gli Uffici di ambito territoriale del Veneto per la scuola, quelli che una volta chiamavamo Provveditorati. In regione, trattandosi di un territorio omogeneo, corrispondono alle province, eccetto Padova e Rovigo, che hanno un unico dirigente, pur lavorando in modo autonomo. Per me era fondamentale avvicinare gli Ambiti Territoriali con i quali collaboriamo quotidianamente, per conoscere lo stato di fatto e per motivarci in modo reciproco sugli obiettivi da raggiungere. In questi mesi ho visitato anche l’M9 il Museo del ‘900 di Venezia e il MeVe, il Memoriale della Grande guerra di Montebelluna, poiché volevo immergermi nella storia e nel contesto regionale nel quale operiamo.

C’è un grosso problema di carenza del personale, si parla addirittura di un deficit del 60% di personale amministrativo degli uffici periferici del Mim che manca nella struttura scolastica veneta...

Le politiche di spending review, applicate già qualche anno fa, hanno bloccato le assunzioni nel settore pubblico. Con le procedure concorsuali si sta cercando di risolvere il problema, ma i nodi rimangono, non si può recuperare tutto in breve tempo. Un’altra questione centrale è quella del dimensionamento degli istituti scolastici; il Veneto è la prima e unica Regione in Italia ad aver proceduto ad oggi, in collaborazione con i Comuni, al dimensionamento di una trentina di istituti. Nel triennio dobbiamo arrivare a una quarantina. Dimensionare significa aggregare due istituti preesistenti, quelli sottodimensionati, per lo più Istituti comprensivi, senza chiudere i plessi, che equivarrebbe a privare alcuni quartieri o aree di un servizio essenziale come la scuola, bensì sfruttando meglio le risorse e le economie di scala, grazie all’unione e all’associazione. A tal proposito, il 16 luglio scorso come Ufficio regionale abbiamo realizzato un evento formativo, il primo del genere promosso da un Usr in Italia, dedicato a dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi (dsga) delle scuole che da settembre 2024 dovranno realizzare un dimensionamento dei loro istituti, per affrontare le principali problematiche e le soluzioni pratiche per facilitare questo processo, evidenziando le azioni amministrative e contabili da porre in atto.

In merito alle nomine dei docenti, a che punto siamo in Veneto?

Il 1° settembre, come noto, per la scuola corrisponde al nostro Capodanno. In Veneto abbiamo assegnato i docenti di ruolo del prossimo anno (cattedre di diritto) con largo anticipo, è lo stesso numero di docenti dello scorso anno (quasi 50 mila), i posti vacanti ammontano al 13%. Ai docenti in organico di diritto, vanno aggiunti quelli dell’organico di fatto. La percentuale dei precari potremo saperla solo a conclusione degli esami di recupero del debito scolastico, ossia a fine agosto.

E per le cattedre del sostegno?

Il numero dei docenti abilitati è inferiore a quello necessario, in parte dovuto al fatto che è in costante aumento il numero degli studenti certificati. Ma sul tema dell’inclusione, dei bisogni educativi speciali e delle fragilità da sostenere, posso assicurare che la scuola italiana ha investito moltissimo in questi ultimi anni, migliorando in modo significativo la relazione scuola-famiglia, di modo che ora c’è una sensibilità nuova nel chiedere e accettare l’aiuto degli esperti, laddove necessario. La scuola mette in atto un’attenzione ai bisogni delle persone e delle famiglie, non solo dei ragazzi, perseguendo la missione del bene.

Come va la relazione con i Sindacati della scuola?

E’ un rapporto costruttivo, di sintonia, con frequenti momenti di confronto e aggiornamento. Oggi svolgere il mestiere di sindacalista non è affatto semplice, deve esserci un’attenzione al singolo.

Lei ha particolarmente a cuore il rapporto della scuola con il territorio. Perché?

Direi che è fondamentale, anche in funzione preventiva, per dare alla scuola un valore aggiunto rispetto al suo principale. Un’azione che è svolta insieme a Regione, ai Comuni, agli Enti territoriali, al cosiddetto Terzo settore. Grazie a un ottimo rapporto con l’istituzione scolastica, a livello locale nascono tante progettualità importanti, la maggior parte delle quali rientrano nella Legge n.92 sull’Educazione civica di cui fui promotore da ministro dell’Istruzione e della Ricerca nell’agosto 2019. Legge approvata all’unanimità, che ha lo scopo di formare cittadini responsabili e attivi promuovendo la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri.

Per il Piano estate, nato per ampliare l’offerta formativa delle scuole nel periodo di sospensione estiva negli anni scolastici 2023/24 e 2024/25, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha assegnato al Veneto oltre 14 milioni di euro. Come sono state utilizzate queste risorse del Fondo sociale europeo plus?

Hanno aderito a Scuole aperte 238 istituti veneti, la metà dei quali ha ottenuto un finanziamento che sfiora gli 80 mila euro, per i due terzi non si scende sotto i 50 mila euro. Primarie, secondarie di primo e secondo grado, istituti statali e paritari veneti, hanno proposto ai ragazzi soprattutto attività sportive, musicali, teatrali, lingue straniere, congiuntamente con associazioni e Istituzioni del territorio, favorendo l'aggregazione, l'inclusione, la socialità. Nonostante altri appuntamenti legati al Pnrr, che scadevano a giugno 2024, i dirigenti scolastici e i docenti si sono molto impegnati, con proposte formative di alto livello, i cui risultati effettivi li potremo misurare a fine dell’anno prossimo. Lo sport, che può approfittare del bel tempo dei mesi estivi, ha avuto un ruolo predominante in questi progetti di Scuole aperte. In base alla mia esperienza, anche di docente, ritengo che la cultura dell’attività sportiva, non prettamente legata alla prestazione, dovrebbe entrare in modo preponderante nella scuola, come momento di crescita e sviluppo cognitivo del ragazzo, come già succede in molti altri Paesi europei, che riguardo allo sport hanno un approccio all’avanguardia, multisciplinare.

Spesso ci sono lamentele sul calendario scolastico italiano, con vacanze estive troppo prolungate, e sui programmi, non aggiornati.

Il calendario è stabilito dalle Regioni, sulla base della Legge italiana, pur lasciando alla singola scuola autonomia sull’organizzazione, tenuto conto del numero di giornate di lezione richieste per anno. Per quanto riguarda, invece, i programmi nazionali, non esistono più già da molti anni, sostituiti dalle indicazioni nazionali e dalle linee guida. Molto sta nelle capacità di un docente di far amare la materia. Per quanto riguarda l’innovazione, è una corsa continua, non è così semplice stare al passo. Con i fondi del Pnrr, la scuola italiana ha aggiornato molte aule tematiche e laboratori, ma fra pochi anni quelle stesse tecnologie saranno superate.

Si conoscono già gli esiti degli Esami di stato di fine ciclo della scuola secondaria veneta di secondo grado?

No, non abbiamo ancora i dati definitivi. In Veneto sono stati 37.350 le studentesse e gli studenti delle scuole statali e 2.083 quelli delle paritarie che hanno sostenuto l’esame, ai quali si aggiungono 42 studenti che hanno frequentato percorsi quadriennali, esaminati da oltre 900 commissioni. Abbiamo, invece, i risultati delle prove Invalsi, che confermano il Veneto terra di eccellenze. Il rapporto Invalsi 2024, mostra il 23% degli studenti e delle studentesse che si attestano a livello di “eccellenza accademica” al termine del secondo ciclo di studi (il 25% nel primo ciclo). A questo dato positivo si aggiunge il basso livello, in diminuzione, della dispersione scolastica implicita. Rilevante è una dinamica specifica del Veneto: non solo la conferma dei buoni risultati nei licei, per quanto riguarda l’Italiano, ma anche un riallineamento dei dati positivi in questa materia negli istituti tecnici.

Quale messaggio vorrebbe lasciare in merito alla scuola?

Di sostenere e stare vicini alla scuola, che ha un ruolo sociale imprescindibile. Impariamo ad ascoltare di più i ragazzi, a sostenerli, aiutandoli a diventare cittadini dotati di senso critico. Dove cresce una pianta sana, c’è meno spazio per la gramigna”.

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