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Santissima Trinità. La ricchezza inesauribile del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Siamo chiamati a riscoprire le “indicazioni” che il Crocifisso Risorto ci dà per incontrarlo: indicazioni di prossimità, di ascolto, di incontro comunitario, di celebrazione della vita, di apertura a ciò che va oltre i nostri schemi e le nostre sicurezze per riconoscere la possibilità di “immergerci” una volta ancora nel suo amore

All’inizio del “tempo di tutti i giorni”, riprendendo il passo quotidiano oltre Pentecoste, ancora una volta ritorniamo in Galilea, ritorniamo su un monte, convocati da Gesù il Crocifisso Risorto.

Ci ritroviamo nuovamente con coloro che l’avevano seguito per tutta la via fino a Gerusalemme, l’avevano abbandonato sotto la croce, erano stati sorpresi dalla sua risurrezione. Sorgono nel loro cuore sentimenti contraddittori nei quali ci riconosciamo: l’emozione di ritrovarsi con lui risorto, e insieme un dubbio tenace.

I dubbiosi inviati dal Signore del cielo e della terra

Ancora una volta è lui ad avvicinarsi a noi, a rivolgerci Parola superando ogni distanza. Si dichiara nella sua identità ormai compiuta, Signore «in cielo e sulla terra»: ad affermare senza incertezze che il vero potere, davvero in grado di sostenere cielo e terra nella loro verità più autentica, è quello che ha rivelato con la sua vita intera. E’ il potere di un amore capace di attraversare perfino la morte pur di condurre alla vita di Pasqua coloro che lui ama, e che da lui si lasciano amare. Ed è in forza di questo amore così potente che invia a «tutti i popoli» coloro che lo hanno seguito fin su quel monte. Coloro che lo avevano seguito fin dal monte dell’annuncio del cammino nuovo, il monte delle Beatitudini. Che lo avevano abbandonato sul monte del Calvario. Gli stessi che su quel monte in Galilea, pur riconoscendolo risorto, sono segnati dal dubbio. Un dubbio su che cosa sarebbe accaduto, da quel momento in poi. Cosa ne sarebbe stato delle loro attese, completamente sbaragliate dalla sua crocifissione, dei loro sogni, completamente spiazzati dalla sua risurrezione. Cosa ne sarebbe stato della loro vita, da allora in poi.

Li invia/ci invia ad «immergere» (è il significato letterale di “battezzare”) tutti i popoli nell’abisso di relazioni vitali tra Padre, Figlio, Spirito Santo. A «immergerli» per una nascita nuova (che è molto più che nascere di nuovo: è piuttosto un “nascere oltre”, nello spazio nuovo apertoci dalla Pasqua).

Il volto sconvolgente di Dio che emerge nel battesimo

Il Vangelo secondo Matteo riserva all’ultimo incontro la rivelazione sulla realtà più profonda di Dio, il volto che sconvolge l’immagine monolitica del Primo Testamento, dell’esperienza del popolo di Israele (che pure qua e là sussurrava elementi di diversità...). Lo fa attingendo all’esperienza delle prime comunità cristiane, alla prassi del battesimo che si era arricchita di quel volto unico e multiforme, di quella realtà di relazioni di amore e di vita espresse nella sorgente del Padre, nell’accoglienza del Figlio, nel respiro reciproco e vitale dello Spirito Santo. E’ dall’esperienza concreta, liturgica, che è nata la capacità di riesprimere in questo modo quanto andavano comprendendo e vivendo dell’Evangelo, della «notizia che rallegra», annunciata dalla vita intera di Gesù di Nazareth. E’ annuncio di vita crocifissa che continua a risorgere. E’ questo che la vita di Gesù ci rivela del mistero di Dio: un Dio che è ricchezza inesauribile e strabordante di vita che ama. E per questo crea. E per questo salva, a tutti i costi, fin oltre la morte. E per questo non abbandona: l’ultima scelta di Gesù, Dio-salva, è di «rimanere con noi tutti i giorni, fino alla fine/al compimento del mondo». Ancora una volta la sua vita ci rivela il mistero insondabile di un Padre che ci ama senza cedimenti, di un Figlio che ci accompagna senza pentimenti, di uno Spirito che continua a farci nascere senza mai abbandonarci nella morte.

Il monte che si innalza nelle nostre Galilee quotidiane

Da dove noi oggi possiamo intravedere questa inestinguibile realtà? E’ sul monte che si innalza dalle nostre Galilee quotidiane che continua a esserci annunciato, a esserci offerto tutto questo. E’ da momenti che emergono dalle nostre relazioni di tutti i giorni, da occasioni di incontro che ci sorprendono nella loro semplicità, nella loro autenticità, al lavoro, in famiglia, nel vicinato, nella comunità, nel paese e nel quartiere... E’ in momenti che si “innalzano” da un quotidiano talvolta un po’ informe, un po’ grigio, magari travagliato, spossante, angosciante, ripetitivo... momenti in cui avvertiamo una solidarietà profonda, un’accoglienza sincera, una tenerezza offerta, una cura amorevole, una bellezza che ci incanta, lo stupore per una gioia improvvisa...

Siamo chiamati, oggi, a riscoprire le «indicazioni» che il Crocifisso Risorto ci dà per incontrarlo: indicazioni di prossimità, di ascolto, di incontro comunitario, di celebrazione della vita, di apertura a ciò che va oltre i nostri schemi e le nostre sicurezze per riconoscere la possibilità di «immergerci» una volta ancora nel suo amore, nella sua quotidiana presenza. E lasciarci una volta ancora stupire dal volto di quel Dio che la vita di Gesù continua a svelarci, un volto infinitamente ricco nella sua interiore diversità, che ci accoglie e custodisce «fino al compiersi del mondo» in quell’amore.

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