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Papa a Trieste: “Riprendere la passione civile dei grandi politici”

“Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile”, ha detto Francesco, che ha partecipato alla giornata conclusiva della Settimana sociale e celebrato l’Eucaristia in piazza Unità d’Italia
08/07/2024

“La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale”. Lo ha precisato il Papa, nel suo discorso a conclusione della Settimana sociale di Trieste. “Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata”, l’appello: “Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico”. “Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi”, ha puntualizzato Francesco: “Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti non hanno voce, tanti! Questo è l’amore politico , che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide”. “A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi”, l’indicazione di rotta del Papa: “Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile”. “Dobbiamo riprendere la passione civile dei grandi politici che abbiamo conosciuto!”, ha esclamato Francesco a braccio: “Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte”.

“Nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo”. È l’appello del Papa, nel discorso conclusivo della 50ª Settimana sociale dei cattolici in Italia, in cui a braccio ha ricordato che “la prima volta che ho sentito parlare di Trieste è stata da mio nonno”. “La storia delle Settimane si intreccia con la storia dell’Italia, e questo dice già molto: dice di una Chiesa sensibile alle trasformazioni della società e protesa a contribuire al bene comune”, l’omaggio di Francesco, che ha citato il beato Giuseppe Toniolo, che ha dato avvio a questa iniziativa nel 1907. “In Italia è maturato l’ordinamento democratico dopo la seconda guerra mondiale, grazie anche al contributo determinante dei cattolici”, ha ricordato Francesco, secondo il quale “si può essere fieri di questa storia, sulla quale ha inciso pure l’esperienza delle Settimane Sociali; e, senza mitizzare il passato, bisogna trarne insegnamento per assumere la responsabilità di costruire qualcosa di buono nel nostro tempo”. Di qui l’attualità della Nota pastorale con cui nel 1988 l’episcopato italiano ha ripristinato le Settimane Sociali, per “dare senso all’impegno di tutti per la trasformazione della società; dare attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi e dei meccanismi economici vincenti; dare spazio alla solidarietà sociale in tutte le sue forme; dare sostegno al ritorno di un’etica sollecita del bene comune; dare significato allo sviluppo del Paese, inteso come globale miglioramento della qualità della vita, della convivenza collettiva, della partecipazione democratica, dell’autentica libertà”. Nella vita sociale è “necessario risanare il cuore”, e anche per essere tale la democrazia deve avere “un cuore risanato”. E’ la proposta del Papa, che rivolge ai presenti “un incoraggiamento a partecipare”, ad “esercitare la creatività”. “Se ci guardiamo attorno, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità”, l’analisi di Francesco: “Persino nei campi dell’economia, della tecnologia, della politica, della società. Pensiamo a chi ha fatto spazio all’interno di un’attività economica a persone con disabilità; ai lavoratori che hanno rinunciato a un loro diritto per impedire il licenziamento di altri; alle comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale, facendosi carico anche delle famiglie in povertà energetica; agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei migranti”. “Tutte queste cose non entrano nella politica senza partecipazione”, ha aggiunto a braccio: “il cuore della politica è fare partecipi, prendersi cura di tutto. Non solo la beneficenza, di tutto”.

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