La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Gli studenti del liceo Da Vinci di Treviso alla scoperta del fiume Sile con Legambiente
“Esplorare per custodire. Giovani volontari e volontarie per l’ambiente”, questo il titolo del percorso didattico che Legambiente Treviso, in collaborazione con Barbasso Nature, ha tenuto per nove classi del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Treviso tra febbraio e aprile. Quattro le ore didattiche in aula e altrettante in canoa lungo il fiume Sile, tra Casier, Quinto, Sant’Angelo e Silea per constatare con i propri occhi lo stato di salute della flora e della fauna fluviali e per raccogliere dati sulla presenza di inquinanti in acqua. Gli studenti e le studentesse hanno raccolto il tutto in una relazione scientifica e una lettera per gli enti di competenza sul fiume, che hanno presentato nella mattina di lunedì 20 maggio nell’Aula magna dell’istituto, alla presenza degli altri studenti e del dirigente scolastico del liceo Leonardo da Vinci, Mario Dalle Carbonare, del direttore Ufficio Tutela Acque - Sistemi Integrati - Contratti di fiume della Regione Veneto, ing. Diego De Caprio, del tecnico Consorzio di Bonifica Acque Risorgive, ing. Carlo Casoni, della tecnica Servizio geologico e Attività estrattive - Direzione Difesa del Suolo e della Costa Regione del Veneto, ing. Veronica Tornielli, infine di una rappresentanza del Comune di Treviso.
Il progetto ha previsto 4 ore di lezione teorica per ogni classe – 1A, 1E, 1F (scientifico di ordinamento), 1B-SA, 1G-SA, 1M-SA, 1L-SA, 1N-SA (scientifico, opzione ‘scienze applicate’) e 1I-SP (scientifico ad indirizzo sportivo) –, suddivise in due puntate, guidate da un educatore ambientale di Legambiente Treviso. Durante questi incontri preparatori, studentesse e studenti hanno imparato a conoscere il fiume, inteso come entità territoriale complessa: alcuni cenni di storia e caratteristiche del fiume, con specifici riferimenti territoriali, per giungere poi al Sile con le sue risorgive, il loro funzionamento e importanza. Ragazze e ragazzi si sono dimostrati particolarmente interessati alla parte biotica, ovvero flora e soprattutto fauna del fiume, a cui è stata dedicata l’ora di lezione tenuta da Cristian Bertolin di Barbasso Nature, che ha portato un contributo di fotografie naturalistiche del territorio di grande spessore. Al termine della didattica in aula gli studenti e le studentesse hanno imparato a riconoscere i vari ambienti fluviali e le criticità a questi connesse, ma anche come funzionano le dinamiche dei principali agenti inquinanti e di impatto antropico nell’ambiente fluviale. In seguito, ogni classe ha fatto un’uscita in canoa della durata di mezza giornata: tre classi hanno operato nel Lago degli Alpini di Quinto, le altre sei in diversi ambiti urbani e periurbani di fiume sino a Sant’Elena di Silea. Durante le uscite, oltre ad imparare a governare la canoa canadese, i ragazzi e le ragazze hanno osservato flora e fauna redigendo una checklist e monitorato diversi parametri tra cui i più importanti l’artificialità dell’alveo e delle sponde e la presenza di inquinanti quali nitrati attraverso dei kit da campo.
Al termine dell’esperienza ogni classe ha redatto una relazione scientifica sul tratto di fiume esplorato analizzando e discutendo gli aspetti osservati e ha scritto una lettera da indirizzare agli enti di competenza sul fiume che raccoglie non solo la sintesi del lavoro svolto ma anche delle richieste in merito alle criticità emerse. Gli aspetti più indagati durante le escursioni in canoa sono stati quelli morfologici e strutturali in termini vegetazione; dalle analisi ed osservazioni condotte è emerso un panorama di grave compromissione della funzionalità biologica del fiume, determinata soprattutto dal carico antropico delle sponde, spesso arginate o compromesse. L’assenza di una fascia riparia sufficiente e una sponda arginata, come spiegato agli studenti durante le ore di formazione in aula, precludono l’erogazione di numerosi servizi ecosistemici e contraggono fortemente la biodiversità fluviale. Emerge chiaramente la necessità di riconsiderare la gestione degli spazi fluviali in favore dei naturali processi biologici e dei servizi ecosistemici, dal funzionamento dei quali cittadine e cittadini traggono innumerevoli benefici.
“Ringrazio i docenti che hanno creduto fortemente in questa attività che ha avuto l’obiettivo di permettere ai ragazzi ed alle ragazze di coniugare scienza e cittadinanza attiva, nonché di far loro comprendere le basi scientifiche su cui si operano certe scelte, anche di lungo periodo, pur se talvolta poco lungimiranti” afferma il dirigente scolastico del liceo L. da Vinci di Treviso, Mario Dalle Carbonare. “Gli studenti e le studentesse hanno potuto conoscere direttamente il territorio, apprezzarlo e praticarlo anche nelle sue fragilità: credo che, come istituto scolastico, sia fondamentale dare loro l’opportunità di comprensione degli aspetti più delicati del luogo in cui viviamo, per crescere come cittadini responsabili. L’attività proposta - grazie alla collaborazione con partner di primo livello - si inserisce in un percorso di educazione alla cittadinanza attiva che vogliamo proporre lungo l’intero quinquennio di studi liceali”.
Aggiungono dal circolo di Legambiente Treviso: “L’obiettivo di questo percorso è stato quello di dare l’opportunità agli studenti di esplorare il contesto in cui vivono, rendersi cittadini consapevoli ma anche di immedesimarsi nei professionisti dell’ambiente e degli scienziati, facendogli scoprire quale postura e metodo sono richiesti nel loro possibile lavoro del domani, postura che però andrebbe utilizzata anche fuori dall’ambito lavorativo. Crediamo che con questo percorso insieme abbiamo colto in particolare il concetto di relazione tra esseri viventi ed elementi: un gesto che va compiuto con strumenti e metodi opportuni, ovvero il rigore, la precisione, ma ancora prima con il rispetto e la curiosità della conoscenza: solo accorgendoci degli altri esseri viventi - siano essi pianta, animale o anche umano - possiamo comprenderne il valore per tutelarli e prendercene cura. Il fiume Sile, e in generale tutti i corsi d’acqua, hanno bisogno di grande attenzione, di una gestione responsabile, di un cambio di passo nella loro tutela a causa delle sempre maggiori pressioni antropiche da un lato e dall’altro della sempre maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi legati alla crisi climatica, causata anche questa dal riscaldamento globale per cui l’essere umano ormai è ampiamente comprovato, ha enormi responsabilità”.