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Treviso: come rendere sicure le nostre strade per bici e pedoni?

Lo abbiamo chiesto a Susanna Maggioni di Fiab: “Serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti e una concreta volontà politica”
26/07/2024

Chi utilizza la bicicletta per spostarsi in centro o dalla periferia lo sa bene: tra ciclabili a singhiozzo o non protette, strade dove le macchine sfrecciano senza controlli oltre i limiti di velocità, precedenze e rallentamenti mancati e auto parcheggiate sulle ciclabili, utilizzare la bicicletta a Treviso può trasformarsi in un vero e proprio atto di eroismo. Tanto è vero che nelle strade della Marca si continua a morire.

Ancora fresco di avvio, il Pums (Piano urbano di mobilità sostenibile) sembra avere le idee chiare sulla mobilità dolce a Treviso da qui al 2034: per questo abbiamo chiesto a Susanna Maggioni, presidente della Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) trevigiana, se tutti i nodi sono venuti al pettine e quali altre strategie – anche più immediate – sarebbe utile mettere in campo.

Le priorità

“Treviso è una città dall’assetto medievale-rinascimentale, perciò non ci sono gli spazi fisici per sostenere un traffico articolato ben suddiviso, dal pedone all’automobile - spiega Maggioni -. In questi contesti i mezzi più efficienti per spostare le persone sono proprio la bicicletta e il trasporto pubblico locale, e quelli si dovrebbero favorire, ma nella nostra città si tende ancora a privilegiare le auto. Laddove abbiamo strade, invece, più ampie e direttrici di maggiore traffico, come ad esempio viale della Repubblica, viale IV novembre, via Sant’Antonino e via Sant’Angelo, è necessario intervenire con piste ciclabili separate dalla strada da barriere fisiche quali restringimenti, alberi, siepi, fioriere e così via, e attraversamenti pedonali rialzati, tutte cose che i tecnici comunali conoscono bene, ma non sta a loro decidere se e dove metterli. Poi, c’è un altro tema: la mancanza di personale che faccia i controlli: su viale IV novembre, per esempio, si parcheggia spesso e volentieri, impuniti, sulla ciclabile. I percorsi ciclopedonali vanno studiati bene e in ogni caso non sono la soluzione a tutti i mali. Noi personalmente crediamo che sia necessaria prima di tutto l’istituzione di una zona 30 in tutto il centro storico, per costringere le auto a rallentare: i dati ci dicono che a 30 km/h gli scontri auto-bici non hanno quasi mai esiti mortali, mentre già a 50 km in 8 casi su 10 si muore. In questo caso, per sopperire alla mancanza di controlli, gli autovelox sono fondamentali”.

Casco consigliato

Sul tema della velocità, Maggioni sottolinea un aspetto poco preso in considerazione quando si parla di utilizzo del casco: “Il casco è omologato per un impatto che avviene fino a 25 km/h: in altre parole, funziona se io cado da sola. Ma se vengo investita da un’auto che corre a 50 o 70 km/h non c’è casco che tenga; certo, qualcosa fa, ma non mi salva: renderlo obbligatorio per proteggere i ciclisti dagli impatti con le auto è l’ennesima deresponsabilizzazione degli automobilisti. Nel Regno Unito il codice della strada è stato modificato sul principio della piramide della responsabilità, ovvero chi si sposta sulla strada alla guida del veicolo più grande e pesante ha maggiore responsabilità rispetto agli altri utenti. Per noi il casco resta fortemente consigliato, ma siamo contrari a renderlo obbligatorio, anche perché in Australia, per esempio, la sua obbligatorietà ha provocato una diminuzione dell’uso della bicicletta. Il casco non può essere l’ennesima foglia di fico dietro cui amministratori e politici possano nascondersi”.

Un cambio culturale

In Italia, e soprattutto al nord, la transizione alla mobilità dolce è quanto mai faticosa. Siamo il Paese con uno dei più alti tassi di motorizzazione in Europa: 700 auto ogni 1.000 abitanti. Ne deriva che il cambiamento dev’essere prima di tutto culturale. “Noi che ci spostiamo in bici tutti i giorni siamo testimoni di comportamenti da parte di chi guida che non vanno nella direzione del rispetto di tutti quelli che usano la strada - commenta Maggioni -. Le auto sono sempre più grandi e veloci e purtroppo non c’è rispetto delle regole, e come dicevo manca anche la volontà di farle rispettare, nonché il coraggio di prendere decisioni che in un primo momento possono risultare impopolari. Il nuovo codice della strada, che per noi, se veramente approvato, non farà che aumentare gli incidenti e il numero di morti, fa l’esatto contrario e protegge gli automobilisti che sbagliano. Eppure ricordiamo che chi si sposta a piedi e in bici fa un favore a tutti, anche a chi va in macchina: è un’auto in meno per strada e quindi libera spazio per chi non può spostarsi in altro modo, e, poi, regala una migliore qualità dell’aria, minore inquinamento acustico... i ciclisti e pedoni dovrebbero essere favoriti e portati in palmo di mano, invece sono visti come fumo negli occhi”.

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