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San Zenone degli Ezzelini: la Regione costretta a pagare

Dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato dà ragione al Comune

Davide ha sconfitto Golia, il topo mette in fuga l’elefante: si sprecheranno le metafore su quanto è successo tra la Regione Veneto e il Comune di 7 mila abitanti alle pendici del Grappa, San Zenone degli Ezzelini. L'assessora ai Trasporti, Elisa De Berti, della Regione Veneto in questi anni aveva fatto carta straccia dell’accordo sottoscritto nel 2012 tra la Regione e Comune, in occasione della costruzione della Superstrada pedemontana veneta. Un accordo semplice, sottoscritto dall’allora sindaca, Speranza Marostica, l’assessore Renato Chisso, Regione Veneto, e il commissario straordinario per Spv, Silvano Vernizzi, grazie al quale il Comune ritirava il ricorso al Tar contro il tracciato della Spv e la Regione Veneto si impegnava a sistemare la viabilità del capoluogo, per una cifra di circa 4 milioni e mezzo.

La Regione, una volta realizzata la Spv, si è “dimenticata” dell’accordo, dicendo che non c'erano fondi e le priorità erano altre. Il “giovane e inesperto” sindaco di San Zenone, Fabio Marin, così definito dalla Regione, in maniera ironica, ha pazientato, chiesto ripetutamente un accordo, disponibile a venire incontro alla Regione, bastava che i lavori si facessero. Ma l’assessora De Berti ha ignorato tutte le richieste.

Così si è arrivati alle carte bollate. Il Tar del Veneto dà ragione al Comune di San Zenone, impone alla Regione di finanziare i lavori e di nominare un commissario per la loro esecuzione. La Regione ricorre al Consiglio di Stato, ma anche qui è una caporetto. E’ notizia del 20 giugno scorso, il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar. In particolare conferma che la responsabilità nella realizzazione del “riassetto viabilistico del tratto urbano della SP 248”, opera compensativa, grava sulle spalle della Regione. “Le opere compensative contemplate nel progetto esecutivo approvato dal Commissario nel dicembre 2013 (casello con svincolo, pista ciclabile e rotatoria) gravavano, ai termini dell’accordo di programma, sul Commissario delegato, mentre l’opera per cui è causa faceva carico ab initio alla Regione…”.

Nell'annuncio di questa vittoria, Fabio Marin, a dispetto della sua “giovinezza”, è stato pragmatico. “Ora dobbiamo ritrovarci, discutere le modalità di realizzazione e seguire le indicazioni del Tar Veneto. Questa sentenza conferma che abbiamo fatto quello che si doveva fare. Le spese delle cause, 4 mila euro, sono a carico della Regione. Siamo già in ritardo, perché il Tar dava 90 giorni alla Regione per convocare la Conferenza dei servizi. Bastava leggere le carte per capire che avevamo ragione. Resta il rammarico per la scarsa considerazione in cui sono stati tenuti i miei concittadini, rompendo un patto firmato, e per il comportamento dell'opposizione in Consiglio comunale che ha criticato, negando la verità e dimenticando i diritti dei nostri cittadini”.

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