La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Benedetti, dopo il restauro, il campanile e la chiesa parrocchiale di Venegazzù
Il candore dell’intonaco risaltava ancora di più sullo sfondo plumbeo del cielo autunnale. E anche un arcobaleno ha salutato la benedizione del campanile e della chiesa parrocchiale di S. Andrea Apostolo di Venegazzù. La cerimonia si è tenuta nel pomeriggio di sabato 2 dicembre, a ridosso della celebrazione della festa patronale. Nel novembre 2021 la torre campanaria era già stata restituita al suo splendore originale, lavorando minuziosamente sui mattoni, sui marmi e sui quadranti dei due orologi, tornati a tonalità cromatiche più brillanti e uniformi. Lo stesso intervento è stato effettuato negli ultimi quattro mesi anche sull’esterno della chiesa. Il restauro conservativo è stato eseguito, anche in questo caso, dalla Nge di Farra di Soligo. I lavori hanno interessato la facciata principale con il colonnato, la parete settentrionale, compreso l’abbassamento di mattoni e la parete occidentale, con l’abbassamento absidale. “Ora – ha suggerito don Paolo Barbisan, direttore dell’Ufficio diocesano per l’arte sacra – bisognerebbe ricomporre il legame ottico e visivo tra la chiesa e la prospiciente villa Spineda-Gasparini-Loredan, dato che i due edifici appartengono a un unico compendio. Basterebbe sfoltire un po’ la vegetazione che circonda il sagrato”. E’ per questo motivo che la facciata guarda a est, anziché a ovest. “Nella seconda metà del ‘700 – spiega Massimo Visentin - sul progetto dell’architetto Giordano Riccati lavorarono esclusivamente i parrocchiani. Ci vollero, infatti, 28 anni per costruire la chiesa e altri 18 per il campanile. Fino al 1950 non risultano interventi sugli intonaci, da allora ce ne sono stati altri tre compreso l’ultimo, probabilmente per l’inquinamento portato dalla adiacente strada marosticana”.
I lavori sono in corso anche sulla chiesa di Volpago, compresa una serie di interventi di risanamento delle pareti attraverso idro-lavaggi da muffe, licheni e impurità depositate negli anni, eliminazione di intonaci ammalorati, stuccatura delle pareti in pietra e stesura di intonaci come indicato dalla Soprintendenza. Tutto è stato protetto da una sostanza idrorepellente. Sono state installate nuove protezioni contro i piccioni in rete su capitelli e timpano, sostituiti i vecchi fari sul colonnato con altrettanti a led e restaurati i portali d’ingresso, riportando il legno allo stato originale e risanando i telai in legno dei finestroni nel lato nord.
Mons. Mauro Motterlini, vicario generale della diocesi, ha ringraziato anche a nome del vescovo Michele Tomasi, tutti coloro che si sono impegnati, ciascuno per la propria competenza, a portare a termine l’intervento. “L’obiettivo è che la chiesa vivente, composta da tutti i battezzati, possa celebrare il suo culto pubblico senza vergogna, e in maniera più convinta e convincente. Noi abbiamo bisogno di spazi nei quali nutrire la fede comune”.
La cerimonia è proseguita con la celebrazione della messa, al termine della quale il parroco don Federico Gumiero ha ringraziato i componenti dei Consigli parrocchiali e Affari economici, le ditte e quanti hanno collaborato con donazioni. Citando san Francesco, ha ricordato che la chiesa non è fatta solo di muri, anche se questi vanno manutentati, ma soprattutto di persone che vanno accolte.