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Nasce la collaborazione dell'Alta Padovana

La nuova collaborazione pastorale sarà istituita dal Vescovo all’inizio della visita pastorale. Coinvolto un territorio di confine e di forte tradizione cristiana, con sei parrocchie che si trovano nei comuni di San Martino di Lupari, Tombolo, Galliera Veneta e Villa del Conte.

09/04/2015

Si chiamerà “Alta Padovana” la collaborazione pastorale che sarà istituita il prossimo 15 aprile a San Martino di Lupari, durante la celebrazione d’apertura della visita pastorale che il vescovo, mons. Gianfranco Agostino Gardin, farà nelle sei parrocchie che costituiranno la Collaborazione: San Martino di Lupari, Borghetto, Galliera Veneta, Mottinello Nuovo, Tombolo, Abbazia Pisani. Si tratta della porzione più occidentale della nostra diocesi, nella zona settentrionale della provincia di Padova, ai confini con quella di Vicenza. Zona di confine e, tradizionalmente, di scambi commerciali. Ma anche di forti radici cristiane. La presenza di parrocchie popolose, dove la pratica religiosa è ancora forte, potrebbe far pensare che non sia così necessario rafforzare la collaborazione tra queste realtà parrocchiali. Ma non è così, come emerge dall’incontro che abbiamo avuto con i sacerdoti della Collaborazione: i parroci don Renato De Lazzari (Galliera), mons. Livio Buso (S. Martino), mons. Bruno Cavarzan (Tombolo), don Giuseppe Busato (Abbazia e Borghetto), padre Umberto Andreetto (Mottinello); i vicari parrocchiali di San Martino, don Michele Secco e don Andrea Adami; il collaboratore pastorale don Antonio Paro.
“Camminiamo in vista della nuova Collaborazione da un anno e mezzo - spiega il coordinatore don Renato De Lazzari -, abbiamo già individuato il consiglio di collaborazione e costituito delle commissioni in ordine agli ambiti di pastorale: catechesi, giovani, famiglie, carità. La visita pastorale è volano per il lavoro che stiamo facendo, parlerei di una sorta di laboratorio. Già è nato un corso per catechiste, valorizzando i talenti che abbiamo nel territorio. Abbiamo diverse idee su liturgia e pastorale giovanile. Si sta elaborando un progetto, dando priorità alla formazione degli adulti laici”.
Don Livio Buso percepisce “un’impressione positiva, si sta entrando favorevolmente nella prospettiva, c’è senso di apertura e scambio di ricchezza e doni”.
Certo, i cambiamenti porteranno anche qualche difficoltà e resistenza. Don Renato invita a “distinguere tra operatori pastorali, che sono dentro la prospettiva, e gli anziani, che faticano a capire soprattutto se si cambiano appuntamenti e abitudini consolidate”.
Don Bruno Cavarzan “nota che c’è qualche preoccupazione nelle realtà più piccole, che temono di essere fagocitate. Più in generale, manca una formazione per gli operatori pastorali che li renda effettivamente responsabili. Servono cammini personali e prese di responsabilità vere”.
Insieme i sacerdoti stanno cercando di fare alcune scelte condivise: stanno dando un’impostazione comune alla preparazione e celebrazione dei battesimi, così come alla celebrazione delle esequie. Hanno stabilito che nelle cappelle e chiese periferiche non parrocchiali, molto diffuse in zona, si celebrino solo le previste messe domenicali. “Abbiamo ribadito che matrimoni, anniversari o altri momenti importanti si celebrano in parrocchia - dice don Renato -. Su questo abbiamo scritto un documento”.
I segni della collaborazione già sono visibili: ritiri e confessioni, la formazione dei catechisti, i corsi per i fidanzati, da anni c’è un unico gruppo per gli scout di Galliera e Tombolo. La Caritas inizia a dialogare. Da coordinare anche l’attività delle cinque scuole dell’infanzia.
Don Michele, vicario parrocchiale a San Martino fa notare che serve gradualità: “La Collaborazione è vasta e ci sono parrocchie di tradizione. Bisogna puntare sulla formazione, ad esempio degli educatori ed animatori, visto che, ad esempio, i numeri non ci consentono di pensare a campiscuola in comune”. E don Giuseppe Busato ribadisce: “E’ necessario aprirsi alla collaborazione, l’attuale presenza di sacerdoti non sarà garantita in futuro”. Don Renato guarda anche ad altri campi d’impegno: “Bisognerebbe formare con il Noi degli operatori del tempo libero, per evitare che gli oratori sembrino delle «piccole osterie»”. Don Livio nota “una progressiva sintonia tra noi preti, respiro un clima di collaborazione. E’ importante stare sul terreno della fattibilità, essere concreti, camminare mano a mano senza ansie. La nostra è una Collaborazione pastorale atipica. E’ vasta senza essere una realtà urbana, la frequenza religiosa sfiora il 30%, c’è un’altissima partecipazione ai sacramenti e al catechismo”.
Le comunità parrocchiali, in questo contesto, restano un punto di riferimento importante anche a livello sociale, soprattutto nell’attuale momento di crisi. “Incontro imprenditori che piangono a dirotto - dice don Renato -. La crisi delle piccole aziende ha ricadute forti sulle relazioni, qua i rapporti sono diretti, gli operai sono i parenti e i vicini di casa… C’è un’aggressività che spacca la comunità”. Fa notare don Bruno: “A Tombolo è diverso, difficilmente un imprenditore locale apre un’attività a Tombolo”. A Villa del Conte molte grandi aziende si sono fatte in quattro per salvare l’occupazione, gli fa eco don Giuseppe. Ed è forte e preziosa, nel territorio - come fa notare don Livio -, la realtà delle associazioni e del volontariato.
Bruno Desidera

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