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Parlamento Ue, plebiscito per la maltese Roberta Metsola: “L’Europa è speranza”

“Un Parlamento forte in un’Europa forte”. E’ l’auspicio espresso da Roberta Metsola, rieletta martedì 16 luglio con un plebiscito alla presidenza dell’Europarlamento. La deputata maltese, appartenente al gruppo dei Popolari, ha ottenuto 562 voti su 623 voti validi (699 votanti, 76 bianche e nulle). 61 voti sono andati all’altra candidata Irene Montero, esponente della sinistra
18/07/2024

“Un Parlamento forte in un’Europa forte”. E’ l’auspicio espresso da Roberta Metsola, rieletta martedì 16 luglio con un plebiscito alla presidenza dell’Europarlamento. La deputata maltese, appartenente al gruppo dei Popolari, ha ottenuto 562 voti su 623 voti validi (699 votanti, 76 bianche e nulle). 61 voti sono andati all’altra candidata Irene Montero, esponente della sinistra.

“Maggioranza Roberta”?

Appena eletta, Metsola tiene nell’emiciclo di Strasburgo un discorso “ecumenico”, facendo eco alla vasta maggioranza che l’ha votata. Metsola poteva, infatti, contare sul sostegno dei popolari (188 seggi), dei socialdemocratici (136) e dei liberali di Renew (77), cui si sono aggiunti i verdi (53 voti). Sommati, questi quattro gruppi arrivano a 454 eurodeputati: il che conferma come Metsola abbia pescato preferenze in un’area politica ben più ampia, coinvolgendo esponenti dei conservatori e dei deputati non iscritti.

Metsola affronta i diversi temi all’ordine del giorno a livello Ue: le riforme istituzionali (chiedendo per l’Europarlamento il potere di iniziativa legislativa, che invece oggi spetta alla Commissione), il sostegno – anche militare – all’Ucraina, la difesa della democrazia (“non possiamo mai darla per scontata”) e dello stato di diritto. Ricorda il doveroso impegno dell’Unione europea per la difesa della pace (anche in Medio Oriente) e dei diritti sociali, la promozione di opportunità per i giovani, un’economia di libero mercato sostenibile sul versante ambientale. Segnala il problema dei costi della casa, la necessità di investire su formazione e ricerca e di affrontare la rivoluzione digitale. Parla di pensioni e stipendi adeguati. Sulle migrazioni sembra affidarsi al modesto Patto recentemente siglato in sede Ue.

Numerose le citazioni. La prima per il predecessore David Sassoli, il quale “aveva messo al primo posto la dignità delle persone”. Poi i padri fondatori, papa Wojtyla, Simone Veil (prima donna presidente dell’Europarlamento nel 1979). Ad Alcide De Gasperi riserva un passaggio in italiano: “La tendenza all’essere uniti è una delle costanti della storia. Parliamo, scriviamo, insistiamo, non lasciamo un istante di respiro; che l’Europa rimanga l’argomento del giorno”.

Storia e speranza

Il discorso di insediamento passa dai toni aulici ad argomenti concreti, con “interventi legislativi improntati – sottolinea – al bene comune”. “Insieme dobbiamo difendere la politica della speranza, il sogno che è l’Europa. La nostra deve essere un’Europa che ricorda. Cioè impara dalle lotte del passato e riconosce la lotta di tanti che hanno difeso gli ideali che a volte diamo per scontati”. “La nostra Europa deve essere un’Europa che onora la nostra storia comune. E non c’è posto migliore che qui a Strasburgo, nella sede del Parlamento europeo, in questo simbolo vivente di riconciliazione, per ricordare il passato e costruire il futuro”.

Unità nella diversità

La presidente punta l’indice verso la “polarizzazione nelle nostre società”, arrivando a “politiche conflittuali, persino alla violenza politica”. Denuncia il populismo delle “risposte facili” e chi divide in “noi” e “loro”. “Ciò fomenta rabbia e odio piuttosto che costruire la speranza”. Afferma l’impegno a “essere davvero tutti uguali in Europa”, non per omologare le persone e i territori, ma per offrire “a ogni persona la stessa possibilità di realizzare il proprio potenziale. E’ l’uguaglianza di opportunità che riconosce la nostra differenza” storica, culturale, linguistica. L’Europa “unita nella diversità”. (Gianni Borsa)

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