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75 anni dalla Dichiarazione universale dei Diritti umani non sono passati invano

La Dichiarazione universale dei diritti umani entrava in vigore il 10 dicembre di 75 anni fa. Seppur in epoca di nuovi conflitti, questo documento è ancora oggi lo strumento per orientarci: dal nostro quartiere alle decisioni dell’Onu, mai dimenticare che siamo tutti uguali

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta La Dichiarazione universale dei diritti umani il 10 dicembre 1948, un documento sul quale gli Stati si sono impegnati solennemente perché si evitasse il ripetersi delle atrocità commesse nel passato. Molti passi sono stati fatti, ma diverse situazioni contemporanee ci indicano di non abbassare la nostra attenzione e quella della comunità internazionale. I diritti umani non sono sogni e utopie ma bisogni essenziali dell’individuo che devono essere soddisfatti affinché la persona possa realizzarsi dignitosamente.

La Dichiarazione è composta da un preambolo che spiega le ragioni storiche che hanno reso necessaria la sua stesura oltre che da 30 articoli che elencano i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di ogni individuo. Assieme ad essa, le convenzioni e i trattati che l’hanno seguita, ci dicono che di strada ne è stata fatta sia a livello internazionale che interno. Parlarne, senza retorica, può essere l’occasione nell’affrontare le nuove sfide del nostro tempo di rimettere al centro il primato della persona umana e non l’economia, la politica e le armi.

Abbiamo quindi raggiunto, in occasione di questa ricorrenza, il coneglianese Flavio Lotti, tra le anime della Tavola per la pace e della Marcia della pace e della fraternità Perugia-Assisi. Marcia che verrà riproposta proprio domenica 10 dicembre.

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Perché questa Dichiarazione è ancora attuale?

Perché 75 anni fa, per la prima volta nella storia dell’umanità, i Governi di tutto il mondo si sono trovati d’accordo nel dire che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Si è riconosciuto che il diritto come persona non te lo dà il potere o la magnanimità di un potente di turno, ma che ognuno di noi in quanto essere umano - indipendentemente da dove nasce, dal genere, dalla religione, dal colore della pelle – ha dei diritti propri e innati. Questo riconoscimento, così importante perché universale, è oggi come bussola per non perderci in questo buio in cui siamo precipitati da quando l’umanità e i Governi hanno deciso di inseguire interessi nazionali e perfino personali.

Quali sono, dal suo osservatorio, i diritti umani che tardano a trovare riconoscimento oggi?

Il tempo in cui stiamo vivendo è un tempo molto buio, dopo tanti anni di progressi oggi dobbiamo essere onesti e realisti a riconoscere che su tante conquiste del passato si sta tornando indietro. Purtroppo ci sono alcuni diritti come quello al cibo, all’acqua, alla salute che potrebbero essere assicurati a tutto il mondo e che non lo sono, per esempio, perché noi continuiamo a spendere trilioni di dollari ogni anno in spese per le armi – e quindi per fare le guerre –, mentre con una piccola percentuale di questi soldi noi potremmo assicurare il rispetto dei diritti fondamentali quali i cibo, l’acqua, la salute, l’istruzione. L’umanità e i governi si erano impegnati già nel 2000 a realizzare prima gli Obiettivi del Millennio e poi i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti dell’Agenda 2030. Purtroppo, anziché raggiungere quelli obiettivi, oggi ci sono dei grandi e gravi passi indietro su molti di questi campi. Tale situazione dobbiamo riconoscerla perché purtroppo c’è un inconsapevole silenzio di fronte a queste responsabilità. Tutti i Governi sono andati all’Onu, si sono presi degli impegni che non stanno rispettando e noi come cittadini purtroppo non stiamo protestando come dovremmo.

Nuovi diritti hanno trovato cittadinanza globale?

In questi decenni, trascorsi da quando la Carta magna venne adottata, ci sono dei nuovi diritti che oramai sono riconosciuti universalmente anche se non esplicitati nel testo originario. Pensiamo al diritto all’ambiente, al diritto alla pace, all’informazione, alla privacy... Sono tutti diritti che vengono sfidati dalle guerre continue che ci sono in varie parti del mondo, dal modello economico che continuiamo a perseguire. Sono diritti oggi sfidati dalla stessa intelligenza artificiale che sta correndo molto più velocemente di quanto stiano facendo le istituzioni che dovrebbero tutelarci. Insomma, i diritti sono oramai riconosciuti e riconoscibili da chiunque. Quello che manca è spesso la volontà politica di attuarli. Spetta a noi come cittadini chiedere conto alle istituzioni che ci rappresentano qual è l’agenda dei diritti umani e come intendono attuarla, a partire dalle città e dai governi locali.

Diritti umani e scuole: un percorso possibile per rendere sempre più protagoniste le nuove generazioni?

Da diversi anni come Tavola per la pace stiamo lavorando con gli studenti e le scuole. Il percorso di quest’anno ha come tema: “Trasformiamo il futuro per la pace con la cura”. In questi percorsi cerchiamo di rendere protagonisti i giovani nel riconoscere i diritti propri e quelli degli altri, creando delle occasioni a scuola per promuoverli. L’educazione ai diritti umani e alla responsabilità è il cuore dell’educazione civica dei nostri giorni. La scuola è lo spazio più importante dove noi possiamo far crescere i nostri ragazzi e la cultura dei diritti umani. I diritti umani cominciano dunque, dai luoghi in cui viviamo, dalle nostre città. Per questo noi tutti, se vogliamo fare qualcosa per i diritti umani, dobbiamo impegnarci a costruire le città dei diritti umani.

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