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Programmare insieme e non competere col Pubblico

Assemblea di metà mandato di Federsolidarietà Belluno e Treviso, la costola di Confcooperative che rappresenta le cooperative sociali

L’assemblea di metà mandato di Federsolidarietà Belluno e Treviso, la costola di Confcooperative che rappresenta specificamente le cooperative sociali, è stata occasione per fare il punto dello stato di salute del settore, ma anche per discutere dei temi caldi del post pandemia. Dalla carenza di personale alla necessità di riconoscimento degli aumenti contrattuali, dal reperimento e la formazione di profili professionali adeguati all’assistenza, in un Nordest che invecchia inesorabilmente, a strumenti finanziari espressamente dedicati al mondo cooperativo.

L’assemblea si è tenuta venerdì scorso 18 ottobre nell’auditorium della Provincia di Treviso. Oltre al presidente interprovinciale, Luca Sartorato, ha partecipato ai lavori il presidente nazionale di Federsolidarietà, Stefano Granata; in platea i delegati delle quasi 70 cooperative bellunesi e trevigiane aderenti a Federsolidarietà Confcooperative Belluno Treviso, in rappresentanza di un comparto (67 cooperative sociali, di cui 11 a Belluno e 56 a Treviso) che sfiora i 250 milioni di fatturato annuo e dà lavoro a oltre 16 mila persone. Di queste imprese sociali, nei territori di Belluno e Treviso 33 sono cooperative di tipo A – servizi sociosanitari, ricreativi, educativi e ludico culturali; 17 sono di tipo B – inserimento lavorativo di persone svantaggiate, mentre 14 sono plurime; infine, sono operativi 3 consorzi.

Il presidente Granata ha puntato l’attenzione sulla crisi del welfare state e sulla necessità, per la cooperazione, di uscire delle logiche degli appalti pubblici, per entrare in una dinamica di coprogrammazione pubblico-privata che valorizzi la specificità dell’imprenditoria cooperativa. “Il problema della non autosufficienza in Italia riguarda direttamente 1 cittadino su 6, ma viene vissuto come un problema privato, non collettivo. Oggi siamo diventati dei gestori di servizi, l’80% dei servizi esternalizzati dallo Stato sono gestiti da cooperative sociali. La cooperazione sociale, quando si limita a operare come semplice esecutore delle Amministrazioni pubbliche, - ha detto il presidente nazionale - seguendo la logica dei bandi e delle gare d’appalto, rischia seriamente di perdere la propria originalità e capacità innovativa. È essenziale invece superare questo schema e utilizzare in modo più strategico e proattivo gli strumenti disponibili, tra cui la coprogrammazione: una modalità che consente una collaborazione reale nella definizione delle risposte ai bisogni del territorio. Al contempo, per essere efficaci, le cooperative devono dimostrare capacità di cofinanziamento e investire risorse, non solo umane ma anche economiche, per costruire soluzioni concrete”.

In un passaggio significativo, Granata ha parlato, infine, di spiritualità dell’impresa cooperativa. “In un mondo in cui non c’è più spiritualità, l’istanza dell’imprenditore sociale, che riesce a guardare oltre sé (cosa posso fare di più e di meglio per me e per la mia gente?), imprendere è una profonda scommessa spirituale. Le cooperative devono riappropriarsi della spiritualità collettiva e superare la frustrazione di essere escluse dalla partita”.

A due anni e mezzo dalla nomina, Luca Sartorato, il presidente di Federsolidarietà Belluno e Treviso, ha dichiarato: “Se facciamo il bilancio degli obiettivi raggiunti in questo tempo, devo sottolineare con piacere che abbiamo ottenuto un livello di partecipazione allargata e diffusa senza precedenti: abbiamo finalmente saputo mettere al centro del nostro lavoro i territori e abbiamo avviato alcune interessanti esperienze di reti cooperative, che stanno sviluppando progettualità condivise, innovative”.

Nell’operatività delle cooperative sociali, resta primario il rapporto con la Pubblica amministrazione e con il Servizio sanitario, come sottolinea Sartorato: “Le nostre imprese si mettono a disposizione del servizio pubblico: il nostro ruolo è affiancare e non competere, ma abbiamo la necessità, sempre più pressante, di reperire le figure professionali adeguate, anche all’estero, e più ancora di formarle nel modo più appropriato alle esigenze del territorio. Per farlo, servono finanziamenti e investimenti di portata straordinaria”.

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