La morte ha la forza di farci riconsiderare le priorità della vita e, forse, di dare loro un po’ di ordine....
Fibra ottica, siamo indietro
Sempre un passo indietro. Nonostante “Open fiber” e “Tim” si ostinino a confermare che ci siamo, che l’Italia ha ormai moltissime zone con la banda ultralarga, ancora non si può festeggiare il superamento del cosiddetto “digital divide”, ovvero il ritardo che il nostro Paese ha accumulato nel settore delle comunicazioni digitali digitali.
Miraggio 1 gigabit al secondo
Incrociando i dati presenti sulla mappa “broadband.map” di Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con le aree dei distretti industriali, si scopre che in 33 distretti su 141, presi in esame, non c’è traccia di “Ftth”, cioè di collegamenti in cui la fibra ottica, partendo dalla centrale, arriva fino all’interno della casa, o fin dentro l’azienda. In particolare la velocità di 1 “gigabit al secondo” non viene raggiunta, forse si arriva a 30 “megabit al secondo”. Solo la fibra può farci arrivare a 1gb/s e oltre. Quella, però, che arriva sotto casa, non a un chilometro dall’abitazione o dall’azienda, ma proprio dentro le case e dentro gli uffici.
Per capire meglio, dobbiamo partire da due sigle, due acronimi, purtroppo in lingua inglese, Fttc che sta per “Fiber to the cabinet” ossia “fibra fino alla cabina”, mentre Ftth sta per “Fiber to the home”, cioè “fibra fino a casa”. Solo la seconda è in grado di garantire le supervelocità che oggi sono richieste per la cosiddetta industria 5.0. Parliamo di aziende che utilizzano la robotica, big data (masse enormi di dati), realtà aumentata, internet of things (auto a guida autonoma, elettrodomestici gestiti da remoto, contatori di consumi, gestione automatizzata della produzione aziendale) manifattura additiva (stampa in 3D), cyber security (sicurezza informatica), edge e cloud computing (archivi digitali in rete).
Distretti all’anno zero
In Veneto su questo fronte alcuni distretti industriali sono all’anno zero, quelli di Monselice, Oderzo, Cerea, Montagnana, Valdobbiadene, Feltre: sono distretti del tessile, meccanica, beni per la casa, logistica.
La fibra venne inventata da un medico, che la utilizzò per costruire un gastroscopio. Il suo impiego era limitato, perché i dati, che si trasmettevano all’interno della fibra sotto forma di impulso luminoso, riuscivano a percorrere solo brevi distanze. La svolta arrivò negli anni ’60, quando un ricercatore, Charles Kao, capì che la perdita di segnale era dovuta alla scarsa purezza dei materiali utilizzati. Da allora, si lavorò sodo per migliorare i materiali e nel 1988 venne posato il primo cavo oceanico a fibra ottica. In Italia la portò la Sip, forse in pochi la ricordano, ma era la “nonna” di Telecom e di Tim, e già nel 2001 viene utilizzata dal Cnr di Pisa. Poi, però, qualcosa si è inceppato.
La strategia del Governo italiano punta ora ad anticipare i tempi e raggiungere la velocità di 1 Gbit/s entro il 2026, in almeno metà della rete fissa.
Per il Veneto la tabella dell’Agcom parla di Ftth al 15,5 per cento, di Fttc, ovvero a 30 Mbit/s, al 32,2 per cento se accoppiata alla tecnologia di compressione Vdsl2 e per distanze non superiori ai 300 metri. La stragrande maggioranza delle connessioni in Veneto, 72,9 per cento, sono a Fttc, quindi non in grado di supportare il Gbit/sec.
Il problema, però, è l’industria 5.0, che in futuro potrebbe diventare un vero tallone d’Achille per le aziende del Veneto, un problema che si aggiunge alle altre criticità: le difficoltà nel reperimento di personale qualificato, i costi energetici e quelli della transizione ambientale.
L’impegno della Regione
La Regione Veneto si sta occupando di portare l’Ftth nelle aree bianche, ovvero quelle prive di mercato, dove le aziende delle telecomunicazioni non intervengono, perché richiedono investimenti insostenibili.
A fine luglio, la Regione Veneto aveva approvato i progetti per 453 Comuni, 430 di questi hanno un ordine di esecuzione dei lavori emesso, 338 hanno ultimato gli interventi e 253 hanno già il certificato di collaudo. Per circa 200 Comuni, invece, si è dovuto ricorrere a interventi Fwa, ovvero Fixed wireless access, una connessione veloce attraverso antenne e segnali radio, ma non in grado di superare i 100 mbit/sec.
Treviso al penultimo posto
Concentrando lo sguardo sulle famiglie potenzialmente raggiungibili con la connessione ultraveloce a 1 gbit/sec, in Veneto sono 975 mila: un quinto di quelle venete. Superano le duecento mila famiglie Padova e Verona, Treviso con 145 mila, è penultima, prima di Belluno e dopo Rovigo.
Oltre alla disponibilità della fibra esiste anche un problema di migrazione alla fibra. Ftth offre vantaggi alle famiglie, alle imprese e al sistema Paese in termini di competitività, ma consente anche un enorme risparmio energetico.
Risparmio energetico
Il rame, ovvero il doppino telefonico, su cui le altre tecnologie si basano, ha bisogno di energia elettrica, molta meno ne richiede la fibra. E’ stato calcolato che in Italia il risparmio energetico, conseguente allo spegnimento del rame, sarebbe pari a oltre l’80 per cento dei consumi. Circa 100 milioni di euro in meno.
Oggi le altre tecnologie, come pure le connessione in 5g su mobile, sono poco costose e in pochi conoscono i vantaggi della fibra. Si pone il problema di come convincere gli utenti a cambiare tecnologia. La proposta che sta prevalendo è quella di spegnere progressivamente il doppino telefonico per far passare tutti alla fibra. Un’altra delle tante sfide che l’Italia, uscita dalla pandemia e beneficiaria del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dovrebbe cercare di vincere.