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Assemblea Cei, vescovi: “Preoccupati per lo stato di salute del nostro Paese”

No a cultura del declino

“Non vogliamo vivere una cultura del declino”. Nella sua introduzione ai lavori della 79ª Assemblea generale dei vescovi italiani, che si è tenuta in Vaticano questa settimana, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha tracciato l’indicazione di rotta per affrontare i problemi del Paese, il cui “stato di salute” desta “particolare preoccupazione”. La povertà divenuta “fenomeno strutturale”, l’inverno demografico, il dovere dell’accoglienza messo in pericolo da possibili abusi e mancanza di legalità, la necessità di un rapporto più proficuo con il mondo della cultura, i temi segnalati sul versante interno. L’immagine usata dal presidente della Cei per lo scenario internazionale è quella di una Babele “segnata da tanta sofferenza, dalle ombre di guerre che non si fermano e paralizzano nella paura”.

Nell’ultima fase del Cammino sinodale, dedicata alla profezia, particolare spazio - ha annunciato il presidente della Cei - verrà dato alla domanda spirituale dei giovani, tra i protagonisti anche della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio, con la presenza di papa Francesco e del presidente Mattarella.

Il “grazie” del Papa

Papa Francesco “ci ha ringraziati del nostro affetto e della preghiera per lui - ha esordito Zuppi -. Parlare dei problemi con realismo, senza negatività, sempre pieni dello Spirito che libera dalla paura e dalla tentazione di fidarsi più di se stessi che della grazia”, una delle consegne: per il cardinale è questa “la prospettiva da assumere, quando guardiamo all’Italia, alla vigilia del Giubileo, che ci vuole pellegrini nella speranza e capaci di considerare, con amore, le tante difficoltà e sofferenze del nostro amato Paese”.

Povertà e inverno demografico

“In Italia, il 9,8% della popolazione, circa un italiano su dieci, vive in condizioni di povertà assoluta”, ha ricordato il presidente della Cei a proposito del preoccupante stato di salute del nostro Paese, in cui la povertà è diventata “un fenomeno strutturale”, con 5 milioni 752 mila residenti nello stato di povertà assoluta, per un totale di oltre 2 milioni 234 mila famiglie. A loro si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione, dato al di sopra della media europea.

“Non vogliamo vivere una cultura del declino, che ci fa stare dentro i nostri recinti, non ci fa essere audaci e ci priva della speranza”, l’appello contro la rassegnazione: l’inverno demografico “chiede interventi lungimiranti”, perché “non bisogna chiudersi alla vita”.

Accoglienza e aree interne

Sul versante dell’accoglienza, “è necessario promuovere azioni solidali e definire, con urgenza, soluzioni inclusive e realmente incisive, in grado di rafforzare il senso di comunità e di reciproca cura, affinché nessuno sia tagliato fuori o venga lasciato indietro”. Questi problemi “aumentano sensibilmente nelle aree interne del Paese, che restano oggetto di tanta preoccupazione della Chiesa”, ha proseguito il cardinale, secondo il quale, invece, tali aree, “se opportunamente aiutate in una visione strategica, possono diventare luoghi di accoglienza per tutti”. Ha proseguito l’arcivescovo: “Abbiamo, poi, bisogno di una legalità certa ed efficace che combatta gli abusi, garantendo diritti e doveri e che permetta, tra l’altro, anche di rispondere a una domanda di mano d’opera che diventa in alcuni casi una vera emergenza”.

Fede e cultura

Alla fine dell’introduzione, un monito preciso: “Senza rapporti con il mondo della cultura, la Chiesa perde anche il contatto con il mondo sociale, oggi molto più estesamente scolarizzato e acculturato di quanto fosse nella prima metà del secolo scorso”.

Nonostante l’originalità e la determinazione di papa Francesco, “dobbiamo chiederci se non pecchiamo di timidezza e di mancanza di fantasia creativa in ambito culturale”, l’invito di Zuppi, secondo il quale “una Chiesa che non sia militanza e immaginazione culturale soffre di una colpevole, grave mancanza e omissione: non rende vivo e attuale il messaggio cristiano”.

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