L’Indo-Pacifico e la Cina
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L’inclusione, la relazione, le migrazioni, l’internazionalità, le diversità che si confrontano e diventano patrimonio comune, l’unione fra i popoli. Parla di questo e di tanto altro ancora, l’elegante scultura a opera di Francesco Stefan, donata dallo stesso alla comunità di Zenson di Piave, paese nel quale l’artista risiede da una vita.
Scultore con un curriculum di tutto rispetto, nativo di San Donà di Piave, Stefan iniziò il suo percorso artistico a inizio anni ’70 nella fonderia del fratello Sidelio, dove prese parte alla realizzazione di numerose opere in bronzo e argento con la tecnica della fusione a cera persa, utilizzata da almeno 3.500 anni.
“Nel tempo ho collaborato con grandi artisti - racconta Stefan -, imparando a modellare materiali diversi come l’argilla, che poi diviene terracotta, i sassi, sperimentando anche con le resine stampate in 3D. La mia scultura è una continua ricerca di nuove forme, attratta dall’unione di più materiali, sovente ispirata al mondo giapponese, stilizzando la figura umana fino a farla diventare un monolite, una figura che guarda e spinge verso l’alto. Le mie sculture sono principalmente gruppi, uomini e donne insieme lungo il loro percorso di vita”, come succede nell’opera realizzata appositamente e donata al Comune di Zenson di Piave.
“Il dono che Francesco ha fatto alla nostra comunità, è bellissimo e prezioso - racconta il sindaco di Zenson, Daniele Dalla Nese -, un messaggio di integrazione e pace quanto mai attuale nel tempo contemporaneo, attraversato da grandi guerre e divisioni. Gli siamo davvero grati e lo ringrazieremo ufficialmente nel primo Consiglio comunale che organizzeremo. Siamo davvero orgogliosi e onorati di avere fra i cittadini del nostro piccolo paese un artista come lui. Nella scultura che ci ha donato, che fa bella mostra in municipio, nell’atrio della sala consiliare, mi hanno colpito due particolari, dei quali ho chiesto il significato all’autore. Una valigia, a rappresentare i movimenti migratori, che anche le nostre terre conobbero, e poi un violino, perché la musica è uno strumento che sa unire sempre, al di là di qualunque confine o cultura”.