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La comunità di Ca’ Tron di Roncade inizia l’anno con rinnovato slancio, dopo l’avvio delle celebrazioni per il centenario dell’istituzione della curazia di Ca’ Tron.
Lo scorso mese di dicembre è stato testimone di due momenti comunitari di grande risonanza. Domenica 1° dicembre, alla messa presieduta dal parroco, don Francesco Guarise, è seguito un incontro con lo storico Ivano Sartor.
La sua presentazione ha ripercorso le tappe salienti della storia e delle tradizioni della curazia, e, indirettamente, della sua comunità.
Durante la visione delle foto storiche, gli sguardi e le espressioni dei presenti hanno tradito forti emozioni nel riconoscere persone e luoghi cari, riavvolgendo il nastro della loro vita e di coloro che li hanno preceduti.
Domenica 8 dicembre, don Arturo Rizza, ultimo catronese a essere ordinato sacerdote, ha accolto con entusiasmo l’invito di don Francesco Guarise a concelebrare la messa nella festa dell’Immacolata.
Nella sua omelia, il sacerdote ha sottolineato come Ca’ Tron, in passato, sia stata una terra generatrice di vocazioni.
Oltre ad accennare ad alcuni racconti autobiografici, ha voluto ricordare i padri missionari e le religiose che da questa terra hanno risposto con obbedienza, umiltà e fiducia alla chiamata del Signore, seguendo l’esempio di Maria, co-titolare della parrocchia.
Come non volgere lo sguardo alla statua della Madonna, che da decenni veglia con il suo sguardo amorevole dall’altare laterale sinistro della chiesa. Statua che ha contribuito a far germogliare una forte devozione mariana, tuttora saldamente radicata nella vita comunitaria.
Per decenni sconosciuta ai più, Ca’ Tron, ultimamente, è balzata più volte agli onori delle cronache, per la presenza di facoltosi investitori in campo assicurativo, scolastico, digitale e informatico, in quella che, per decenni, è stata la tenuta agricola dell’Ulss.
Il paese è caratterizzato da piccoli borghi di case immersi in una sconfinata campagna, la sua comunità, da sempre piccolissima e marginale, è paragonabile al piccolo “granello di senape” della nota parabola.
Malgrado le sue umili origini è sopravvissuta e cresciuta grazie al dinamismo e alla forza vitale di una collettività che fonda la sua tenacia e la sua laboriosità nelle radici contadine.
Il territorio che la circonda custodisce la memoria e reca le impronte di generazioni di popoli che da tempi antichissimi l’hanno attraversato, vissuto e trasformato.
L’insediamento di origine paleoveneta assume, per la sua vicinanza con Altino, grande importanza in epoca romana. Questo luogo isolato, paludoso e malsano, nel medioevo diventa proprietà dei conti di Treviso ai quali subentra la nobile famiglia veneziana dei Tron.
Quest’ultima, dalla prima metà del settecento, avvia la coltivazione a risaia e favorisce l’insediamento di famiglie e la costruzione del primo edificio sacro, in località Burano. Con la fine della Repubblica di Venezia, si avvicendano molteplici proprietari e gestori, imperversano tensioni sociali e affiorano problematiche e difficoltà di ordine religioso ed economico.
Già con il cavaliere Finzi, succeduto ai proprietari veneziani, si avverte forte il bisogno della presenza stabile di un sacerdote.
Da fine ottocento si insediano i frati Armeni mechitaristi, la cui amministrazione, durata 35 anni, è costellata da molteplici aneddoti che emergono nelle cronache del parroco, don Antonio Gianella.
Nel frattempo si fa spazio l’idea, suffragata dal vescovo Andrea Giacinto Longhin, di costruire un edificio sacro in posizione centrale, con lo scopo di unificare in un’unica parrocchia le popolazioni di Ca’ Tron e Bagaggiolo.
Il vescovo esorta i padri Armeni a concedere il terreno per l’edificazione della nuova chiesa. Una data cruciale nella vita religiosa di Ca’ Tron è rappresentata dal 1924, quando nella chiesa settecentesca viene istituita la Curazia interparrocchiale, e posto come guida spirituale don Fortunato Marchesan.
La curazia dell’Immacolata Vergine Maria sarà insignita del titolo di parrocchia nel 1936. Durante la sua permanenza, don Fortunato Marchesan istituisce la scuola del Santissimo e la scuola di canto.
La centenaria tradizione canora locale, consolidatasi negli anni, è mantenuta in vita dai due cori parrocchiali, che, oltre ad animare le celebrazioni, tengono il giorno dell’Epifania un atteso concerto natalizio. Ritornando alla cronologia storica, il parroco al quale spetterà il compito di completare l’opera di costruzione della nuova chiesa, ultimata nel 1939, sarà don Antonio Giannella.
Dal 1987, anno in cui don Ernesto Giotto lascia la parrocchia per raggiunti limiti di età, il parroco non risiede a Ca’ Tron, avendo la cura pastorale, oltre a questa, di altre comunità parrocchiali del territorio roncadese. La comunità ha saputo organizzarsi, mantenendo una forte capacità aggregativa e valorizzando i numerosi volontari.